I vari stili
Nello Yoga esistono molti tipi di proposta didattica che hanno differenze anche molto rilevanti.
Inoltre ogni insegnante, all’interno della medesima tradizione di riferimento, ha il suo stile particolare per presentare la pratica.
Posizionare la propria proposta
Ritengo quindi importante e necessario dare una indicazione chiara sullo stile Yoga che personalmente adotto, in modo che il praticante possa optare per una scelta consapevole, in linea con le proprie aspirazioni e necessità.
Per questo, nel corso di 28 anni d’insegnamento, ho definito una collocazione molto precisa di ciò che amo proporre che, allo stesso tempo, possa essere idoneo a chi desidera avvicinarsi ad un percorso yogico serio e coerente nell’ambito del Raja Yoga, dello Hatha Yoga e dello Yoga Shivaita non duale del Kashmir.
Primo punto
Sebbene naturalmente nello Yoga si lavori con le posizioni del corpo, non mi appassiona proporre una pratica meramente incentrata sulla prestazione fisica avente come obiettivo un aspetto estetico, performante o estremo.
E’ proprio per questo che le pose acrobatiche che abitano le copertine patinate dei giornali, oltre ad essere spesso espressione di uno stereotipo, non rientrano nel tipo di attività che propongo, o meglio…
E’ possibile arrivare a quelle forme “estetiche” ma con fini totalmente diversi dalla loro mera esecuzione.
Obiettivi della proposta
Ciò che invito a sviluppare nella pratica è invece una qualità di ascolto raffinata, in cui il praticante si possa ritrovare, riconoscere e, nel contempo, possa comprendere da quali fonti attingere le informazioni (livelli di coscienza) che poi si palesano come dimensione fisica.
Questo significa imparare come funzioniamo a livello fisico ma anche come funziona il proprio mentale e quali sono le trappole o le soluzioni attuabili.
Focus dell’esperienza
Quindi, più che la posizione in sé, è importante il tipo di approccio che noi intratteniamo con essa e cosa questo ci insegna di noi.
La posa non è il fine dell'esperienza ma il mezzo per conoscere sé stessi, questa differenza è sostanziale.
Non si tratta quindi solo di posizioni del corpo ma di posizioni della mente, che si esprimono nel movimento quanto nell’immobilità.
Effetti della pratica
Tutto questo ha un importante impatto sull’anatomia e la fisiologia del corpo, con riflessi sull’omeostasi (equilibrio funzionale) di tutti gli organi, del sistema nervoso, dell’apparato endocrino ed in generale del proprio stato di salute.
Secondo punto
Il secondo punto è quello di rendere edotto il praticante riguardo quello che fa, come e perché lo fa: rispecchia il piano teorico che precede solitamente, in maniera “leggera”, ogni sessione di pratica.
Terzo punto
Si tratta quindi, nel complesso, di un lavoro raffinato, che si esprime attraverso un approccio consapevole e gentile a sè stessi per aprirsi alla dimensione meditativa.
Questo è il terzo punto ed obiettivo: creare le condizioni perché lo stato meditativo possa emergere.
La meditazione rappresenta il cuore pulsante dello Yoga, a cui tengo molto, tanto personalmente quanto per chi frequenta le lezioni.
Un’esperienza che si apprende sul tappeto e poi si riflette nelle azioni del quotidiano sotto forma di stile di vita che abbraccia ogni forma di esperienza.
Conclusioni
Mi auguro che tutto questo possa essere stato esaustivo, senza la pretesa di potere abbracciare tutte le diverse aspettative ma con l’obiettivo di dare pieno riscontro perlomeno a quelle che si ritrovano in sintonia con questo tipo di proposta.
Vito Accettura
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